2017: quali saranno i buoni propositi di uno sportivo?
Il 2017 è arrivato ed è tempo di buoni propositi. Per fortuna lo sport continua a fare capolino nell’elenco di qualcuno, anche in considerazione del suo ruolo o di quello che avrà, nei mesi a venire. Divagare sulla questione sport anche sulla scia dell’ultimissima dieta al pompelmo, consigliata per smaltire le abbuffate natalizie, mi sembra allora più che azzeccato.
La realtà è che se non pratichi sport definirti è facile. Ti dicono che non sei uno sportivo, e finisce là. In alternativa, possono chiamarti sedentario, ma cambia poco, è comunque come se ti mancasse qualcosa. Se invece lo pratichi, devi sentirti il primo degli sportivi, il più performante, il più carismatico, il più blasonato, quello che non molla mai. Forse è anche per questo che ci sono persone che non lo praticano più o non lo hanno mai praticato.
Quindi, cosa si potrebbe fare? Bella domanda. E, se allunghiamo la prospettiva, ce n’è una ancora più insidiosa. Quali saranno gli effetti a lungo termine dell’attività sportiva che produciamo con tutta la foga recente?
Forse è questo il punto su cui soffermarsi.
Provo a farlo.
Una delle conseguenze sarà il bisogno di diventare sportivi a tutti i costi, quindi di rimettersi in forma ogni volta, di indossare una divisa senza conquistarla, di ricevere un apprezzamento senza riconoscerlo. Non importerà più sentire o rispettare il proprio corpo. E neanche cercare la qualità nelle scelte che faremo o valutare le convinzioni che entreranno in gioco quando la nostra personalità sarà chiamata in causa.
E allora qual è la responsabilità di noi che ci adoperiamo per lo sport?
Qui la risposta è più semplice.