Futsal femminile: pensieri e comportamenti a difesa dei pali
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Claudia ha 26 anni, nella quotidianità lavora e gioca a futsal. Ha vissuto sei anni tra l’Abruzzo e le Marche, dove ha studiato ed è cresciuta come giocatrice. Mentre conseguiva la laurea in UX/UI Design, ha militato nella massima serie di calcio a 5 ed è stata convocata in Nazionale. Poi, appena terminati gli studi universitari, ha ricevuto una proposta di lavoro da un’azienda pugliese e si è trasferita nella regione natia per mettere in pratica le conoscenze accumulate. Dopo aver mosso i primi passi nel settore tipografico, ha deciso di optare per la libera professione e attualmente lavora come consulente grazie a un buon giro di clienti con i quali ha cominciato ad apprezzare i primi risultati professionali. Nel frattempo, sono due anni che gioca con il Sammichele in A2, cercando una continuità necessaria per raggiungere nuovi e consistenti obiettivi di risultato.
Personalmente, ho scoperto la sua professionalità per caso e non ho saputo resistere alla tentazione di chiederle di collaborare per scrivere un approfondimento su argomenti che solo una giovane atleta come lei poteva snocciolare con tanta naturalezza e autenticità. È stato entusiasmante affidarle la possibilità di raccontare cosa vuol dire studiare, lavorare e giocare a futsal in una regione come la Puglia alle prese con i sogni di una vita e la prospettiva di un futuro ancora tutto in divenire.
Siamo partite immaginando una dual career, di cui non sapeva neanche l’esistenza, e siamo arrivate ad accostare il futsal al basket con l’obiettivo di chiudere in bellezza. Ecco come abbiamo fatto.
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🧠 Da qualche anno, una parte del settore sportivo si adopera per contribuire al percorso professionale dell’atleta, sostenendo la possibilità di coniugare carriera sportiva, istruzione e lavoro. Al di là delle skill, di cui gli sportivi non possono fare a meno, sono diventati necessari dei programmi dual career che permettono un'interfaccia costante tra università o lavoro e attività agonistica.
Veniamo al tuo caso. Dopo una parentesi tra la massima serie e la Nazionale, da qualche anno giochi in A2 e sei riuscita a concludere gli studi mettendo già i primi passi come professionista nel tuo ambito lavorativo. Come avrebbe potuto supportarti un programma dual career negli anni in cui rappresentavi una giovane promessa? E come si articola oggi la tua quotidianità?