#PPC - Uscita n. 16
Le ricerche svolte per la verifica delle differenze di genere relative all’intelligenza emotiva, hanno rilevato che mentre le donne sono più consapevoli a livello emotivo, si dimostrano più empatiche e sono più abili dal punto di vista sociale, gli uomini hanno maggiore fiducia in loro stessi, sono più ottimisti, capaci di adattarsi e gestiscono meglio lo stress. Da una valutazione globale per i due generi, i punti deboli e i punti di forza tendono a uniformarsi intorno a un valore medio e pertanto non si sono evidenziate significative differenze relative alla qualità complessiva dell’IE. Quest’ultima è responsabile dell’autostima, della consapevolezza dei comportamenti, dei pensieri e delle emozioni personali; presiede alla sensibilità, all’adattabilità sociale, all’empatia e alla possibilità di autogestione.
Essere dotati di IE significa regolare le emozioni ed esprimerle in maniera idonea.
Alla luce delle conoscenze attuali sul funzionamento del cervello umano, essere intelligenti significa quindi saper attingere al complesso delle risorse personali, sia sul piano intellettivo che emotivo. Esistono due tipi di intelligenza: razionale ed emotiva. La qualità della vita e il grado di soddisfazione della persona sono determinati dall’espressione di entrambe le forme di intelligenza.
Le emozioni sono fondamentali in quanto sono una guida necessaria per decidere e agire, esse permettono l’approccio razionale agli eventi dal quale non è possibile prescindere. Le recenti scoperte neurofisiologiche hanno dimostrato quali aree del nostro cervello sono maggiormente coinvolte nella gestione delle emozioni e, grazie al contributo di P. Salovey e J. Mayer (1990), è stata elaborata la concezione dell’IE diffusa successivamente da D. Goleman (1995), che ha approfondito il rapporto tra mente razionale e mente emozionale.